Se da qualche tempo lavori e stai avendo successo in quello che fai, probabilmente la prestazione occasionale non è più sufficiente a soddisfare i tuoi obiettivi professionali. Quest’ultima, infatti, ti permette di erogare prestazioni professionali “limitate” nel tempo e nel compenso ricevuto. Stiamo parlando sempre di una vera e propria prestazione di lavoro autonomo, ma non continuativa (per l’appunto occasionale), in cui sei libero di organizzare autonomamente il tuo lavoro, ma senza far parte però dell’organico aziendale del tuo cliente.

Cosa significa aprire una partita iva

Se il tuo obiettivo è raggiungere una maturità professionale, il percorso da intraprendere è sicuramente l’apertura della partita iva. Questo numero di 11 cifre ti identifica come soggetto fiscale (esattamente come il codice fiscale ti identifica come persona fisica) e più precisamente come lavoratore autonomo oppure ditta individuale.

In linea generale possiamo dire che:

  • sono imprenditori individuali (ditte individuali) i lavoratori artigiani e i commercianti (che devono oltretutto iscriversi al Registro delle Imprese presso la Camera di Commercio della provincia di residenza).
  • sono lavoratori autonomi tutti quei soggetti che svolgono un’attività per la quale il lavoro intellettuale prevale sul resto dell’attività. Alcuni esempi sono i professionisti iscritti ad un Albo/Ordine professionale (es. commercialisti, avvocati, medici, giornalisti, architetti, geometri, psicologi, ingegneri …), ma anche i professionisti che non appartengono ad alcun ordine professionale (consulenti di marketing, informatici, web desginer …). Per i lavoratori autonomi non c’è l’iscrizione al Registro delle Imprese.

La differenza tra le due categorie viene generalmente “consigliata” da un esperto del settore, come il commercialista, che attraverso i codici ATECO, colloca la partita iva nella classificazione corretta delle attività economiche. Questa distinzione è ovviamente importante perché definisce le normative e gli adempimenti obbligatori da rispettare (vedi Agenzia delle Entrate).

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“Se fai le cose bene, falle meglio. Sii il primo, fai la differenza, accetta le sfide, sii e basta.” (Anita Roddick)

Regime fiscale

Una volta definita bene la tua attività professionale, devi decidere, assieme al tuo commercialista, quale regime fiscale utilizzare: regime ordinario oppure regime forfettario agevolato.

Il regime ordinario comporta le liquidazioni e i versamenti IVA, la tenuta dei registri contabili, l’assoggettamento agli Studi di Settore, la possibilità di assumere dipendenti e/o di avere collaboratori; nessun limite ai ricavi e alle esportazioni. L’imposizione fiscale ordinaria è calcolata attraverso gli scaglioni progressivi IRPEF.

Il regime forfettario agevolato, introdotto dalla nuova finanziaria, è entrato in vigore dal 1 gennaio 2016 e presenta importanti differenze rispetto al regime ordinario. In questo caso è presente un limite dei ricavi che va dai 15.000 euro ai 50.000 euro a seconda del codice ATECO prescelto (ma non c’è limite di durata se si rimane all’interno di questo range di ricavi); è possibile avvalersi di collaboratori, ma solamente se il loro i costo complessivo è inferiore ai 5.000 euro; è possibile esportare; l’imposta sostitutiva IRPEF è fissa a 15%.

Costi per aprire la partita iva

Per aprire la partita iva non ti serve obbligatoriamente il commercialista, nel senso che online sono disponibili tutte le informazioni per procedere autonomamente. Almeno che tu non sia però particolarmente appassionato e aggiornato sul “mondo fiscale”, il nostro consiglio è quello di affidarsi ad un commercialista esperto e disponibile, che sia per te un valido consulente, ma anche un prezioso consigliere.

Quindi le spese per diventare un lavoratore autonomo o una ditta individuale dipendono anche dall’onorario del commercialista che sceglierai, che ovviamente può variare (anche notevolmente) soprattutto in relazione alla mole di lavoro che farà per te. Se avrai successo come professionista, cosa che ti auguriamo, allora ci saranno molte fatture da gestire, le dichiarazioni da preparare e spesso nuove normative da seguire. Generalmente il costo annuale può essere tra 1500 e 2500 euro, ma ovviamente questa è una cifra di cortesia che indichiamo solo per farti capire l’ordine di grandezza di tale spesa.

Ovviamente se lavorerai, fatturerai, e sul reddito di queste fatture dovrai pagare l’IRPEF e l’IRAP che viene calcolato attraverso gli scaglioni progressivi IRPEF (per il regime ordinario, mentre il forfettario ha una quota fissa a 15%):

  • 23% per i redditi fino a 15.000 euro;
  • 27% per la parte di reddito che va da 15.001 a 28.000 euro;
  • 38% per la parte tra 28.001 e 55.000 euro;
  • 41% per la parte tra 55.001 e 75.000 euro;
  • 43% per la parte di reddito superiore a 75.000 euro.

Una ulteriore imposta da versare ogni anno sono, suddivisa in più rate, è il contributo INPS che per artigiani e commercianti prevede un’aliquota del 22,65% (regime ordinario).

Aprire una partita iva è sempre una scelta lavorativa coraggiosa. La conquista della propria autonomia professionale è il primo passo di un lungo percorso verso il successo, che richiede sacrifici e talento, ma che può regalare anche grandi soddisfazioni.